Quando un paziente mi dice: <<Mi sento confuso>>, <<Sono in crisi>>, sorrido dentro e (spesso al cospetto e a “dispetto” del suo iniziale sgomento) anche fuori… perché so che stiamo lavorando bene, so che sta per avvenire ciò che desidera. Deve solo predisporsi ad accogliere questo momento di crisi (vivendolo), ad ascoltare cosa ha da dirgli questa confusione… e la magia avverrà! |
D’altronde è stato proprio in un momento di crisi e confusione che ha deciso di intraprendere il più bel viaggio della sua vita: la psicoterapia.
“Se riesci a diventare consapevole di ogni volta che entri in uno stato di confusione, è proprio questo il fattore terapeutico. E anche in questo caso, è la natura a prendere in mano la situazione. Se capisci questo, e resti con la tua confusione, la confusione si dissolve da sola. Se invece cerchi di dissolverla, pensi a come potresti farlo, se mi chiedi una ricetta per farlo, non fai che aggiungere confusione alla confusione.” (F. Perls, 1969)
La zona di comfort, il già conosciuto, l’assodato, il previsto, il sotto controllo… sono tutti terreni sterili. Comodi e indispensabili per brevi fasi di riposo e di assestamento, ma sterili.
Affinché il tuo vero sé fiorisca, si manifesti e si realizzi, deve necessariamente incontrare momenti di crisi, di non previsto e non saputo e non controllabile, perché è solo in quella sorpresa che potrà avviare il movimento di cambiamento fisiologico e periodicamente necessario al suo sopravvivere ed evolversi.
Non siamo, fortunatamente, sempre uguali a noi stessi e confusione e crisi vengono ad informarci dei nuovi bisogni emergenti che abbiamo necessità di ascoltare.
Nell’inquietudine e nella destabilizzazione dei momenti di crisi e confusione prendono forma, come sagome di luce che si fanno avanti procedendo lente e sicure nel buio, le risposte e le soluzioni che cerchiamo.
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere ‘superato’. […] Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.” (A. Einstein, 1931)
“Se riesci a diventare consapevole di ogni volta che entri in uno stato di confusione, è proprio questo il fattore terapeutico. E anche in questo caso, è la natura a prendere in mano la situazione. Se capisci questo, e resti con la tua confusione, la confusione si dissolve da sola. Se invece cerchi di dissolverla, pensi a come potresti farlo, se mi chiedi una ricetta per farlo, non fai che aggiungere confusione alla confusione.” (F. Perls, 1969)
La zona di comfort, il già conosciuto, l’assodato, il previsto, il sotto controllo… sono tutti terreni sterili. Comodi e indispensabili per brevi fasi di riposo e di assestamento, ma sterili.
Affinché il tuo vero sé fiorisca, si manifesti e si realizzi, deve necessariamente incontrare momenti di crisi, di non previsto e non saputo e non controllabile, perché è solo in quella sorpresa che potrà avviare il movimento di cambiamento fisiologico e periodicamente necessario al suo sopravvivere ed evolversi.
Non siamo, fortunatamente, sempre uguali a noi stessi e confusione e crisi vengono ad informarci dei nuovi bisogni emergenti che abbiamo necessità di ascoltare.
Nell’inquietudine e nella destabilizzazione dei momenti di crisi e confusione prendono forma, come sagome di luce che si fanno avanti procedendo lente e sicure nel buio, le risposte e le soluzioni che cerchiamo.
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere ‘superato’. […] Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.” (A. Einstein, 1931)