METODOLOGIA DEL GRUPPO
Le sedute di gruppo consistono in incontri periodici il cui scopo principale è l’espressione di sentimenti e vissuti in un ambiente protetto ed il raggiungimento della consapevolezza delle proprie dinamiche interne ed interpersonali.
Si tratta di un gruppo di evoluzione e sviluppo personale dove ciascuno dei partecipanti ha la possibilità di effettuare un lavoro individuale (una esplorazione) in cui è assistito da un agevolatore e può utilizzare uno o più componenti del gruppo in qualità di personaggi e/o figure della sua esistenza e/o della sua immaginazione.
I membri del gruppo possono avvalersi o meno di questa possibilità. Essi sono totalmente liberi di parlare o di non parlare, di compiere un lavoro di esplorazione o di non compierlo, di partecipare o meno al lavoro degli altri se si è stati chiamati a farlo, di offrire un “feedback” o di negarlo, di ascoltare e di negare quanto avviene, di rimanere in gruppo o di uscirne.
Alla base del buon funzionamento del gruppo vi sono delle regole, che consentono ad ognuno di rispettare la libertà degli altri:
1. La riservatezza e confidenzialità: non si deve parlare al di fuori di quanto accade nel gruppo (nomi, informazioni, ecc.) la discrezione darà la tranquillità necessaria a tutti di esprimersi liberamente;
2. L’astenersi dall’avere relazioni amicali o sentimentali all’esterno del gruppo
3. Il tempo: ognuno dei partecipanti utilizza il gruppo lasciando spazio anche agli altri. Il gruppo dispone di un’ora e mezza/ due ore (il tempo verrà prestabilito dagli psicologi);
4. Esprimersi invece di dialogare: durante tutte le fasi del gruppo non è consentito dialogare con la persona che in quel momento ha la parola, anche quando si viene direttamente interpellati da essa. In questo caso si dovrà aspettare il proprio turno, inserendo tale vissuto all’interno della propria esplorazione; oppure se il turno è passato o si è in una fase che non prevede interventi, si potranno far presenti all’agevolatore le esigenze emerse al momento;
5. “Basta davvero”: è una formula convenzionale che, pronunziata da chi sta compiendo un’esplorazione in profondità, gli permette di interrompere il suo lavoro, richiamando il gruppo a sospendere e fermare del tutto ed immediatamente l’interazione in corso;
6. L’esclusione di osservatori casuali: permette al gruppo, libero di interferenze esterne, di raggiungere progressivamente coesione, solidarietà, complicità ed intimità;
7. Le assenze dal gruppo: sono sempre una rinuncia ad un’opportunità di lavoro per sé ma anche una irresponsabile sottrazione di energie e di confronti emotivi per gli altri partecipanti. Frequenti assenze rendono il gruppo precario. Una presenza saltuaria rischia inoltre di essere un investimento antieconomico visto che il pagamento va comunque effettuato.
Si tratta di un gruppo di evoluzione e sviluppo personale dove ciascuno dei partecipanti ha la possibilità di effettuare un lavoro individuale (una esplorazione) in cui è assistito da un agevolatore e può utilizzare uno o più componenti del gruppo in qualità di personaggi e/o figure della sua esistenza e/o della sua immaginazione.
I membri del gruppo possono avvalersi o meno di questa possibilità. Essi sono totalmente liberi di parlare o di non parlare, di compiere un lavoro di esplorazione o di non compierlo, di partecipare o meno al lavoro degli altri se si è stati chiamati a farlo, di offrire un “feedback” o di negarlo, di ascoltare e di negare quanto avviene, di rimanere in gruppo o di uscirne.
Alla base del buon funzionamento del gruppo vi sono delle regole, che consentono ad ognuno di rispettare la libertà degli altri:
1. La riservatezza e confidenzialità: non si deve parlare al di fuori di quanto accade nel gruppo (nomi, informazioni, ecc.) la discrezione darà la tranquillità necessaria a tutti di esprimersi liberamente;
2. L’astenersi dall’avere relazioni amicali o sentimentali all’esterno del gruppo
3. Il tempo: ognuno dei partecipanti utilizza il gruppo lasciando spazio anche agli altri. Il gruppo dispone di un’ora e mezza/ due ore (il tempo verrà prestabilito dagli psicologi);
4. Esprimersi invece di dialogare: durante tutte le fasi del gruppo non è consentito dialogare con la persona che in quel momento ha la parola, anche quando si viene direttamente interpellati da essa. In questo caso si dovrà aspettare il proprio turno, inserendo tale vissuto all’interno della propria esplorazione; oppure se il turno è passato o si è in una fase che non prevede interventi, si potranno far presenti all’agevolatore le esigenze emerse al momento;
5. “Basta davvero”: è una formula convenzionale che, pronunziata da chi sta compiendo un’esplorazione in profondità, gli permette di interrompere il suo lavoro, richiamando il gruppo a sospendere e fermare del tutto ed immediatamente l’interazione in corso;
6. L’esclusione di osservatori casuali: permette al gruppo, libero di interferenze esterne, di raggiungere progressivamente coesione, solidarietà, complicità ed intimità;
7. Le assenze dal gruppo: sono sempre una rinuncia ad un’opportunità di lavoro per sé ma anche una irresponsabile sottrazione di energie e di confronti emotivi per gli altri partecipanti. Frequenti assenze rendono il gruppo precario. Una presenza saltuaria rischia inoltre di essere un investimento antieconomico visto che il pagamento va comunque effettuato.
La seduta di gruppo ha una sua struttura ed attraversa delle fasi:
- Inizio: nella fase iniziale i membri del gruppo sono invitati a partecipare brevemente a turno del loro vissuto attuale: esperienze, sentimenti, aspettative e a prenotarsi eventualmente per un’esplorazione. Quando inizia la fase di vero e proprio lavoro in gruppo, chi si è prenotato per primo inizia a parlare. Durante questa esperienza individuale egli utilizza il gruppo per sé con l’aiuto dell’agevolatore. Quest’ultimo ha uno stile pluralistico, utilizza cioè, di volta in volta, i metodi di facilitazione più adatti per un efficace sostegno a ciascun partecipante.
- Durante: uno o più membri del gruppo possono essere chiamati a partecipare al lavoro in qualità di personaggi e/o figure dell’esistenza e/o dell’immaginazione di chi sta lavorando. Essi, astenendosi dall’intervento, favoriscono l’esplorazione del partecipante. Al termine del lavoro l’agevolatore chiede a chi ha effettuato l’esplorazione se vuole ricevere un feedback da qualcuno. I membri del gruppo, chiamati a dare un feedback, esprimono le percezioni ed i vissuti, gli immaginari, i sentimenti, generati in loro dall’esperienza di esplorazione individuale a cui hanno assistito o partecipato. In questo modo la persona che ha lavorato rielabora la sua esperienza, arricchendola ed amplificandola attraverso l’altro. La nuova consapevolezza evidenzia come il soggetto produce ciò che lamenta e come mutare creativamente le future interazioni. Si passa, quindi, alla prenotazione del lavoro successivo.
- Fine: quando il tempo a disposizione del gruppo sta per terminare, l’agevolatore chiede ai partecipanti di esprimersi a turno, facendo un bilancio di ciò che è accaduto nel corso della seduta e comunicando eventualmente il proprio vissuto dell’esperienza di gruppo appena trascorsa. I partecipanti al gruppo potranno poi utilizzare all’esterno quanto hanno compreso e sperimentato all’interno di un ambiente protetto; potranno interagire in modo più spontaneo e fluido con chi li circonda, ma soprattutto- e questo è l’obiettivo principale- potranno conseguire l’autosostegno necessario per una propria autonomia esistenziale.