C’è una modalità di comunicazione, quella che utilizziamo nelle situazioni sociali, nella “mondanità”, che pur essendo meno profonda di quella delle relazioni intime, veicola aspetti di noi importanti: la gentilezza, la serenità d’animo, l’apertura verso l’altro, la predisposizione al dialogo e all’ascolto. Se ci fai caso tu ti fai un’idea di come l’altro è e di come sta anche solo dopo averlo fugacemente incontrato e averci scambiato quattro chiacchiere. E lo stesso fanno gli altri con te. |
È utile quindi adottare un basico galateo per migliorare l’immagine che esprimiamo di noi stessi, per fare sentire a suo agio il nostro interlocutore e per migliorare le nostre relazioni.
Lo riassumo in 5 punti fondamentali.
Lo riassumo in 5 punti fondamentali.
1. Come stai? Il primo gesto di educazione da compiere quando si incontra qualcuno è chiedergli come sta o aggiornamenti sulla sua vita (e poi ascoltare la risposta, ovviamente!). Da evitare invece il dirgli come sta, ossia l’esprimere una serie di giudizi e interpretazioni sul suo aspetto, sul suo atteggiamento, sul suo stato d’animo. |
Che tanto, si sa, esprimere pareri e opinioni sul nostro prossimo non ha alcuna utilità se non di farci comprendere come stiamo noi, perché ciò che vediamo nell’altro ha che fare più con come siamo noi che con come è l’altro. Qualora anche azzeccassimo… in che modo pensiamo di fare una gentilezza o renderci piacevoli sottolineando eventuale malessere percepito nella persona in questione?
2. Riesci a “vedere” l’altro? Ti è mai capitato di sentirti rivolgere una domanda alla quale, chi te l’ha rivolta, risponde parlando di sé prima ancora che tu possa aprire bocca? O di parlare con qualcuno che utilizza il pronome “io” ogni 4 – 5 parole? O di raccontare qualcosa ed essere interrotto dal tuo interlocutore che conclude il discorso a suo modo (che non c’entra nulla con ciò che stavi dicendo tu) trasformando ciò che dicevi in un assist per parlare di sé? |
Immagino ti sia accaduto, quindi saprai quanto è fastidioso. Per questo è bene mettere da parte l’egocentrismo e imparare a “vedere” l’altro, almeno quando si è in relazione… Come? Ascolta con attenzione ciò che dice o racconta di sé e mettiti tra parentesi ogni volta che nella tua mente il soggetto del suo discorso diventi tu. E distribuisci equamente il tempo della conversazione.
3. Se l’interlocutore dice di stare male o di essere in un momento difficile... E qua è dura! Perché una certa corrente di buone maniere sosterrebbe che sarebbe opportuno non approfondire discorsi incentrati sul malessere o che sia indelicato “indagare” sui fatti altrui… Psicologicamente, in un atteggiamento di evitamento di questo tipo di discorsi, ci vedo solo l’espressione di un tabù e di una difficoltà a prendere contatto con emozioni e sentimenti spiacevoli socialmente accettata. |
Allo stesso tempo anche essere invadenti non è appropriato. Quindi, come comportarsi? Esprimendo vicinanza e disponibilità all'ascolto con gentilezza e discrezione ed evitando comportamenti come: cambiare argomento, consigliare, sdrammatizzare, dire frasi tipo “Dai! Sono altri i problemi della vita” o “Su, la vita è bella!”, dare una pacca consolatoria e parlare di sé…
4. L’esserci A volte ci si incontra… ma non ci si incontra! Magari si è di fretta o si sta pensando ad altro… ma quando incontriamo una persona, una manciata dei preziosissimi minuti che stiamo dedicando alle nostre impellenti attività quotidiane o alle nostre illuminanti riflessioni esistenziali può essere anche regalata a ciò che sta accadendo qui ed ora. Ogni tanto fa bene scendere dalla giostra del Sé e immergersi nel flusso della vita: si possono avere sorprese meravigliose! |
Qualche indicazione per facilitare la presenza: guardare l'altro negli occhi, utilizzare cenni e interiezioni che esprimono attenzione e invito a proseguire, spegnere il dialogo interiore e accendere le modalità ascolto e osservazione. Da non fare assolutamente: guardare il cellulare, guardarsi intorno, guardare oltre la testa dell’interlocutore…
5. L’ascolto Corollario del punto precedente. Una volta mi è capitato di parlare con una persona che mi interrompeva continuamente e non mi lasciava concludere un discorso. All’ennesima interruzione ho chiesto gentilmente di non incalzarmi, di lasciarmi concludere e mi ha risposto: <<Scusa, è che sennò mi dimentico quel che volevo dire, che avevo in mente>>. |
Il punto è questo: stai conversando con un altro o con te stesso? Perché se per te è importante solo ciò che volevi dire sei in una conversazione con te stesso.
L’ascolto presuppone un movimento di apertura verso l’altro, uno spostare l’attenzione da sé ad un oggetto esterno. Per ascoltare occorre “stare sul pezzo”, immergersi nel flusso della conversazione lasciando cadere aspettative e controllo. Gli atteggiamenti che indicano che non si sta ascoltando sono: avere in mente ciò che si vuol dire prima ancora che l’altro finisca di parlare; incalzare e interrompere continuamente.
QUALI ATTEGGIAMENTI DEL TUO INTERLOCUTORE TI INFASTIDICONO IN UNA CONVERSAZIONE?
Dimmi la tua nei commenti. Ti ascolto 😉
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